Solido Colore 2018
Castel Negrino Arte – luglio / ottobre
Solido Colore a cura di Matteo Galbiati
Nuovo dialogo a due nell’Ex Abbazia di San Remigio di Parodi Ligure che torna, anche per questa estate, ad accogliere nella sua suggestiva cornice una mostra di arte contemporanea che, proprio dialogando in modo tanto stretto e corrispondente con la bellezza decadente di questo antico luogo segnato dal tempo e dalle storie, offre la possibilità di legare l’arte del presente a quella del passato.
In questo antico luogo di culto la coppia di artisti, chiamata dal critico Matteo Galbiati, è quella composta da Caterina Mancuso e Gianluca Patti i quali, esponendo per la prima volta assieme nella mostra intitolata Solido Colore, mettono a confronto reciproco le consistenze distintive dei loro lavori tutti incentrati sulla solidità di un colore che prende forma e tattilità peculiari.
Mancuso ci propone opere frutto della sua ricerca che si concentra sulla ceramica, materia d’elezione che, in lei definita attraverso una personale e autonoma interpretazione, ha imparato a manipolare grazie ad una formazione nelle prestigiose officine di Albissola. Il lavoro ceramico evidenzia in lei un sapere antico, fatto tanto di tradizione, quanto di innovazione, ma, soprattutto, di passione e piacere nell’agire con le mani, nel formare e restituire forme alla terra cruda, alla combinazione con le polveri che diventano colore, nel vedere fiorire l’opera attraverso un contatto diretto con i materiali che la costituiscono.
I suoi interventi diventano poi affascinanti contrappunti, intermezzi cromatici che attivano una gradevole musicalità nello spazio e lo caricano di energie e virtuosità la cui piacevolezza incontra lo stupore e l’ammirazione di chi le osserva e le conosce.
Gianluca Patti dipinge la concretezza di un colore che, grazie alla lucente trasparenza solida della resina con cui finisce le sue superfici, sa sempre trovare una sua “frequenza” singolare che si propone tanto in sfumate monocromie, quanto in texture dove il colore prolifica in infinite sfumature.
La sua aniconicità non si spegne mai in una fredda pittoricità ritualmente intellettuale, ma sa caricarsi di una vitalità insperata per opere di questa tipologia: ogni sguardo resta catturato e affascinato dal potere significante del colore che, senza doversi dare forme rappresentative, in Patti si dichiara in tutta la sua forza propulsiva originaria.
Le sue opere, dalle piccole alle grandi dimensioni, si disporranno nell’ex abbazia diventando nuove icone di un linguaggio contemporaneo che, sottraendosi al particolarismo, mira a diventare universale abbracciando le riflessioni e le intuizioni di qualsiasi osservatore.
In entrambi il rapporto “architettonico” con l’ambiente amplifica reciprocamente il potere dei loro lavori, capaci di innescare processi di rinnovamento della percezione e del conseguente coinvolgimento emotivo di chi le accoglie nel luogo della visione… e, a custodire questi “segni” di colore, resta sempre lo stupendo scrigno costituito da San Remigio.